Come si costruisce la personalità del bambino?! (prima parte)




Spesso, quando un piccolo nasce, e ancora prima, quando è nel grembo materno, ci poniamo mille domande su quello che sarà: avrà il mio carattere o quello del papà? Sarà socievole o introverso? Sarà un bimbo coccolone o sfuggirà gli abbracci?
Di certo, ormai è chiaro che il piccolo d'uomo non è una 'scatola vuota' da riempire. La psicologia dell'età evolutiva ci ha insegnato che esiste un giusto equilibrio tra natura e cultura... Quindi sì, è vero che ogni neonato nascerà con il proprio temperamento, ma è altrettanto vero che il contesto familiare (e più allargato) plasmerà ciò che lui diventerà...

A partire dagli anni Cinquanta, gli studi di John Bowlby, da cui deriva la teoria dell'attaccamento, (portata avanti ad Mary Ainsworth, Cassidy, Holmes ed altri) hanno rappresentato una pietra miliare nella psicologia evolutiva. In sintesi, cosa sostengono questi studiosi?

Sin dalla nascita, la ricerca della sicurezza e la protezione dai pericoli rappresentano un fattore chiave nelle relazioni umane. Secondo la Ainsworth (attraverso una procedura operazionalizzata e standardizzata, definita come Strange Situation), sin dai 10 ai 18 mesi è possibile identificare tre tipi differenti di attaccamento infantile: il bambino sicuro, il bambino evitante, e il bambino ambivalente.
I primi bambini, quando vengono separati dalla figura materna, mostrano un grado di angoscia, che tuttavia sono in grado di gestire, mostrandosi felice al ritorno del genitore, chiedendogli conforto e accudimento, per poi tornare tranquillamente a giocare.
I piccoli evitanti sembrano ignorare  l'allontanamento della madre, mostrando scarsa angoscia, e accolgono con il medesimo disinteresse il suo ritorno. Sembra che i bambini abbiano imparato ad adottare questa strategia in difesa alle pregresse esperienze di rifiuto materno.
I piccoli ambivalenti sono estremamente allarmati e angosciati nel momento della separazione materna, e non riescono a trovarne conforto neppure al suo ritorno, sembrano arrabbiati, piangono, e urlano ad ogni tentativo di rassicurazione. Ovviamente, questi stili di attaccamento, determineranno la personalità del bambino, che diventerà adulto (nella seconda parte del post, vedremo in che modo).
Ciò che emerge dagli studi sull'attaccamento, è che in questa sede mi sembra importante chiarire, è che lo stile di attaccamento genitoriale influenza lo stile del bambino! Non nasce un bambino evitante, ed uno ambivalente... Esiste una modalità relazionale che la madre (o il caregiver primario) ha sperimentato durante la propria infanzia, e che tenderà a ripresentare come modello di accudimento nei confronti del proprio figlio. Anche coloro che scelgono di comportarsi esattamente all'opposto di quanto abbiano fatto i propri genitori, beh, ne risultano comunque influenzati.
Le madri dei bambini sicuri, alla Strange Situation, si mostravano pronte e disponibili a fornire le richieste di conforto al piccolo; le mamme dei bambini evitanti apparivano distanti, controllanti, e poco sensibili alle richieste; mentre le mamme degli ambivalenti alternavano comportamenti incoerenti, confondendo il bambino (talvolta apparivano ansiose e iperprotettive, altre assenti e imprevedibili).
Mary Main sostiene che un adulto che, durante la propria infanzia abbia ricevuto un tipo di attaccamento sicuro, sia in grado di offrire al proprio bambino una "base sicura", riconoscendo i segnali del piccolo, e rispondendo in maniera sensibile ai suoi bisogni.

Allora tutto è perduto? Ovviamente no! Pur godendo, i Modelli Operativi Interni, di una certa stabilità nel corso della vita, esistono esperienze emozionali, nuove e correttive, come quella con uno psicoterapeuta, che possono costituire una base per modificare gli schemi che inducono a scelte disfunzionali.

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