I cuccioli non dormono da soli... anche se mamma e papà lo vorrebbero tanto!


13 Luglio 2016
0re 2.00

Figlia n.1 si sveglia. 
"Riaddormentati, riaddormentati"
Figlia n.1 piange, alza il volume.
Mi precipito dal letto, non sia mai svegli pure la sorella.
"Shhh... La mamma è qui, non piangere"
Mi avvicino, la accarezzo, e ingoio quello che vorrei dirle. 
Sente la mia presenza, e smette di piangere. Ma è sveglia.
Figlia n. 2 si sveglia e inizia la litania
"Mamma, mamma!!!"
Mi allontano da figlia n.1 per consolare la maggiore, ma la distanza fisica non sembra essere accettata.
Toh, non lo sapevo!!!Dormono nella stessa stanza, ma i letti non sono vicini, e io ancora non sono riuscita a trovare la modalità "allungamento molla". Alcuni dicono che le mamme hanno i super poteri. Io questo non l'ho proprio trovato! 

Morale della favola: prendo in braccio l'unenne, per mano la quasi quattrenne e le porto entrambe nel lettone, che per fortuna ospitava solo me!
I minuti successivi non sono stati semplici ed ho smesso di contarli. Entrambe volevano la mamma vicina... Che poi dire vicina non è proprio corretto. La volevano APPICCICATA. 
Dunque, mi sistemo in mezzo, dopo aver creato barriera di cuscini accanto all'unenne nella speranza che non precipitasse di sotto. 
In mezzo tra due termosifoni umani. Immaginate la felicità!
Non posso accendere l'aria condizionata, sono sudate entrambe... dovessero pure prendersi la febbre!!
La quattrenne si rassicura e crolla in un sonno profondo. L'unenne alza braccia, e gambe nel vuoto. A volte, spesso, prende me. Tra una manata in faccia, e un calcione in pancia, attenta a verificare che non cada, penso che sembra stia ballando la capoeira.
E mi viene in mente il titolo del libro di Alessandra Bortolotti, 
I cuccioli non dormono da soli.


Ahimè, è proprio così!

John Bowlby, padre della teoria dell'attaccamento (sì, lo so, ognuno ha le proprie fissazioni!!) in una bellissima intervista (un po' vecchiotta, ma sicuramente attuale) rilasciata al Prof. Leonardo Tondo, in relazione alla cultura occidentale secondo la quale è normale far dormire i bambini in lettini e carrozzine, o in stanze separate dai genitori, dice "...O si segue la natura umana, o la si combatte.Se la si combatte si hanno dei problemi. Se non la si combatte la vita è molto più confortevole."
Nella cultura asiatica o africana sarebbe impensabile lasciar dormire un bambino lontano dai genitori. Nella società occidentale, le cose vanno un po' diversamente.
In generale, ci si auspica che i bambini riescano a dormire da soli. Meglio se tutta la notte. 
Le mamme ad alto contatto tengono i bambini nel letto con sé.
James McKenna, antropologo americano, uno dei massimi sostenitori del co-sleeping, sostiene che dormire insieme  procura benefici psico-fisici a mamma e bambino. Grazie al contatto materno, ad esempio, il neonato modula il proprio respiro, la temperatura corporea, il tasso di crescita, la pressione del sangue, e i livelli di stress. A sua volta, il ritmo del bambino influenza lo stato fisiologico della madre. 
Altre mamme li tengono nella loro cameretta. Un famoso pediatra tedesco, di tempi andati, che Bowlby definisce "completamente pazzo" aveva impartito delle regole rigide su come gestire l'addormentamento dei figli. Eduard Estivill, pediatra spagnolo, nel libro Fate la nanna, suggeriva ai genitori metodi infallibili per far dormire i bambini da soli. Si trattava di mettere il bambino nel proprio lettino, lasciarlo solo nella stanza e farlo eventualmente piangere per periodi di tempo controllati, prima di rientrare, aumentando gradualmente l'attesa. In un'intervista rilasciata al Pais nel 2012, lo stesso Estivill precisa che le regole del libro possono essere applicate a bambini a partire dai tre anni; i più piccini hanno un orologio biologico ancora immaturo per poter applicare questa tecnica.



In generale, nella vita, sono contraria a tutte le posizioni rigide e assolutistiche. Mi piace pensare che ogni donna, assieme al proprio compagno, decida come vivere la propria genitorialità, in tutte le sue sfumature. Credo che sicuramente il co-sleeping (diverso dal co-bedding, stesso letto, che mi fa una paura terribile per la sicurezza del neonato. La culla Chicco, Next to me, per esempio, mi sembra un buon compromesso che possa salvaguardare la sicurezza del piccolo) abbia i suoi vantaggi per mamma e bambino, a scapito dell'intimità di coppia. Mamma e papà devono essere bravi, attenti e solleciti nel ricavarsi, scegliere e reinventare un nuovo spazio di coppia. Magari all'inizio non ci pensi. Poi, tutto quello che non hai affrontato, arriva a bussare alla porta. 
La tecnica di Estivill mi terrorizza. E' certo, nel senso che la scienza l'ha dimostrato, che un bambino impara a rimanere nel letto da solo, dopo vari pianti non consolati. Dopo ripetute esperienze di rifiuto, il bambino non piange più, perché ha imparato che nessuno arriverà a consolarlo. Quindi sì, tecnicamente ha imparato a rimanere da solo. Ma cosa abbia elaborato di quel rifiuto, ma quali siano le sue emozioni, e i suoi pensieri, non lo possiamo sapere. Forse lo capiremo più in là.

Dall'incipit del post, è evidente che la mia scelta non è stata il co-sleeping, ma ovviamente nemmeno la filosofia di Estivill.  Addormento le bambine nella loro stanza. Prima una e poi l'altra (quando ci riesco!). Ognuna nel proprio lettino. E poi, puntualmente, ogni notte, da quattro anni a questa parte, mi alzo, per accorrere al  richiamo. Prima era il richiamo di una. Adesso è raddoppiato. A volte basta una carezza. Altre, ci vuole più tempo. Mi sdraio accanto alla grande, o le porto nel lettone entrambe, fino a che non si sono riaddormentate. E poi, di nuovo nei loro letti. Forse, ha ragione Bowlby, mi sono complicata la vita. Ma la scienza dice (meglio, le ricerche epidemiologiche) che praticamente tutti i bambini tra i 5 e i 10 anni imparano a dormire da soli. 
Speriamo soltanto che la mia schiena con ceda prima!!


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